martedì 28 giugno 2016

ED ORA SOSTENIAMO GALLIPOLI!

Con la proclamazione ufficiale di Stefano Minerva Sindaco di Gallipoli e con il comizio di ringraziamento del primo cittadino, si può dire definitivamente chiusa una lunga e difficile campagna elettorale.
Il responso delle urne, piaccia o no, è stato inequivocabile. Gallipoli ha voluto voltare pagina ed affidarsi alla guida di un trentenne.
E’ la prima volta in assoluto che sullo scranno più alto di Palazzo di Città siede un così giovane sindaco che lo colloca ai primi posti a livello nazionale, almeno nelle città di pari grado. Un motIvo di orgoglio in più per tutti, indistintamente.
Piaccia o no, dicevo. Perchè, nonostante le dichiarazioni di facciata ed il fair play istituzionale, ancora oggi si registrano commenti e giudizi sferzanti, come quelli che hanno scandito l’intera campagna elettorale del fronte civico-populista. La qual cosa lascia facilmente immaginare quale sarà il livello dell’opposizione in consiglio comunale e sulle piazze.
Ma ora ciò che preme ai cittadini di Gallipoli, certamente non solo a coloro che si riconoscono nella maggioranza vincente, ma, immagino, alla stragrande parte di chi non ha votato per l’attuale sindaco, è sostenere le ragioni della città.
Fatta eccezione per coloro che, come è sempre stato e, ahimè, sempre sarà, punteranno al tanto peggio tanto meglio.
La competizione elettorale non è una partita di calcio, attorno alla quale le tifoserie si contrappongono in una sfida goliardica fatta di slogan e cori da stadio, e che, anche quando arriva il verdetto del campo, si è già pronti a tifare contro, a godere delle sconfitte altrui. Questo è il tifo calcistico. Non può essere uno stile di una comunità che ha voglia e bisogno di crescere e di svilupparsi.
Chi oggi ha a cuore le sorti della città ha il dovere di sostenere l’attuale classe dirigente che, nel rispetto delle regole democratiche, ha ottenuto il successo e deve avere l’opportunità di amministrare. Spero che le lotte politiche, le contrapposizioni personali, anche le offese e le umiliazioni, vengano messe da parte.
Mi viene da dire che questo atteggiamento costruttivo dovrebbe permeare tutta la città, a tutti i suoi livelli, coinvolgendo giovani ed adulti, appartenenti ad ogni ceto sociale e ad ogni fede politica, spingendo ognuno a mettere a disposizione della comunità il proprio sapere, le proprie intuizioni, la propria voglia di cambiamento, anche la critica e la denuncia, che pure necessitano, ma finalizzandole verso la soluzione dei problemi.
E per favorire questo atteggiamento costruttivo, chi governa la città ha il dovere del dialogo, sempre. Non si può pretendere di essere compresi, se non si dialoga.
Per favorire la partecipazione popolare la Civica Amministrazione dovrà, al più presto, utilizzare tutti gli spazi di partecipazione già previsti dallo Statuto comunale, anzi dovrà ampliarli: Consulte civiche, comitati di quartiere, momenti istituzionalizzati di confronto con i cittadini, forme innovative di consultazione e la previsione di referendum popolari consultivi e abrogativi. Non si amministra da soli, ma in nome del popolo che è e resta sovrano anche al di fuori degli appuntamenti elettorali.
E per far crescere la coscienza civica, annullando i populismi e smascherando chi pesca nel torbido, occorre agire con la massima trasparenza e nel pieno rispetto della legge. Il codice etico per la buona politica non sia una bandierina da agitare in campagna elettorale, ma stile di vita ed impegno preciso di tutta la nuova classe dirigente, da sottoporre a verifica periodica.
L’invito a sostenere il Sindaco in carica, e con lui l’intera sua squadra di governo, non appaia, quindi, l’esortazione di chi ha sostenuto la candidatura di Minerva e, con essa, il ricambio generazionale, ma l’invito a sostenere Gallipoli.
Io credo che, al di là di ogni convincimento politico, oggi il ruolo di una cittadinanza che voglia servire la propria comunità, debba essere quello di porsi al servizio di un progetto di rilancio della città, con una attenzione particolare a chi più soffre per le diverse forme di emarginazione sociale. 
Voglio sperare che questo possa avvenire da subito, già iniziando ad affrontare le emergenze che la stagione estiva porta con se, fronteggiando e combattendo quanti pensano esclusivamente al proprio interesse a scapito dell'interesse generale, contemperando le esigenze di chi fa impresa con i diritti legittimi dei singoli cittadini.
Non se ne avvantaggerebbe una parte politica o uno schieramento, ne trarrebbe vantaggio tutta Gallipoli. 

martedì 21 giugno 2016

ALCUNE BUONE RAGIONI PER NON VOTARE L'EX SINDACO FASANO


Poche ore ancora e questa campagna elettorale, brutta ed indecorosa, si chiuderà lasciando ad ognuno di noi la possibilità di scegliere come meglio farci amministrare nei prossimi anni.

Ecco, allora, alcune buone ragioni per non votare il candidato dello schieramento civico che, nel secondo turno, gode dell'appoggio ufficiale della lista Noi con Salvini e di Forza Italia, che già al primo turno ha giocato sul voto disgiunto.

Già questo sarebbe motivo di esclusione da ogni possibile opzione.

Ma veniamo ai fatti.

    La prima ragione è data dal fatto che, chi oggi si presenta con i panni dell'uomo nuovo, è persona che ha già fatto il Sindaco, per complessivi otto anni, dal 1990 al 1991, e poi, quasi ininterrottamente dal 1993 al 2000. In altri casi, Comuni piccoli o grandi che abbiano goduto di un così lungo periodo di stabilità politica hanno fatto passi da gigante.

    Gallipoli, in quegli anni, è rimasta al palo. E questo è ancora più grave se si considera che in quel periodo, una favorevole congiuntura politica (il centrosinistra governava la Provincia, la Regione e la Nazione), forniva moltissime possibilità, invece, trascurate.

    Di contro, e questo è il secondo motivo per guardare altrove, quel candidato Sindaco oggi si trova in una totale situazione di isolamento politico dal resto del contesto regionale, nazionale e, finanche, europeo. In pratica non ha alcun interlocutore al quale rivolgersi per poter utilizzare i canali di finanziamento e sfruttare tutte le possibilità che, a quei livelli, possono essere messe a disposizione della città.

    La terza ragione è tutta imperniata su rilievi di carattere morale.

    Il candidato sindaco civico, a tutt'oggi risulta essere stato condannato, in via definitiva, a cinque mesi di reclusione per reato collegato ad un abuso edilizio, reato commesso nelle funzioni di Sindaco della città. Risulta condannato per diffamazione. Risulta condannato a tre anni e mezzo di reclusione, per reati gravissimi contro la pubblica amministrazione, quali corruzione, turbativa d'asta, falso ideologico e abuso d'ufficio, reati commessi durante l'esercizio del mandato di Assessore Provinciale.

    Quest'ultima condizione gli impedirebbe di svolgere il compito di Sindaco, qualora eletto, perché sarebbe sospeso, per almeno diciotto mesi, per effetto della cosiddetta Legge Severino.

    Altro motivo per non votare il candidato di Gallipoli Futura è l'inaffidabilità. Si presenta come mansueto ed ammaliatore quando ha bisogno di portarti dalla sua parte, quando deve usare dell'eventuale valore aggiunto al suo peso specifico, ma guai a contestarne le scelte. Diventa il più irascibile degli uomini, ti rivolta addosso una serie di insulti e di contumelie che rischiano di far male davvero a chi non ha una forte tempra.

    Molto eloquenti i comizi di questi giorni, durante i quali ha rovesciato tutto l'odio possibile sugli avversari politici, salvo poi, a chiudere accordi con alcuni di essi, sopra e sotto banco. Si presenta come moralizzatore, ma poi si distingue per lo scarso senso della Giustizia. Promette rispetto delle regole, e poi, quando non sono confacenti ai suoi interessi, le calpesta e le ridicolizza.

    La ragione vera della sua ennesima candidatura è l'affermazione della sua persona e la voglia di riabilitare se stesso davanti all'opinione pubblica, interna ed esterna.

    E, per finire, evitando di entrare nei tanti piccoli particolari che ci darebbero un quadro definito della questione, quel candidato non può essere votato per una semplice analisi dei comportamenti assunti, a partire dal suo primo incarico pubblico, quando nel 1989 iniziò svolgendo le funzioni di assessore comunale al bilancio. Non ripeto quanto detto in precedenti interventi, ma la bramosia del potere e l'attaccamento alla poltrona, lo hanno portato già dal 1991, ad esercitare un ruolo devastante per la città, quando, da Sindaco, pur di coprire sue gravi responsabilità nella gestione amministrativa, non esitò a scaricare su altri quelle responsabilità, ergendosi a paladino della moralità, infangando l'intera città con l'ingiuria di mafiosità (rivelatasi poi manifestamente infondata) e preparando la sua ascesa personale e l'approdo ai Palazzi romani, rimasto un sogno svanito nel nulla e mai più realizzabile.

Queste le ragioni, e non le uniche, per cui non si deve votare il candidato del fronte civico.

Ragioni che portano, invece, a dire che per impedire un pauroso salto all'indietro, il rischio di una involuzione anche nei rapporti sociali ed ancora anni di paralisi amministrativa, la scelta obbligata che si pone davanti a noi è quella che porta a dare il voto al giovane Stefano Minerva.

C'è bisogno di cambiare aria, di ricominciare ad appropriarci del nostro futuro.

E chi può meglio guardare al futuro se non i nostri giovani?

Sono fiducioso che questo avverrà e che per Gallipoli il prossimo 19 giugno si aprirà una nuova pagina che non potrà che essere migliore di quelle che abbiano letto sino ad oggi.


 Buon voto a tutti!

17 GIUGNO 2016






Fronte unico, contro il populismo e l'insolenza e per Gallipoli

Sta per chiudersi questo supplemento di campagna elettorale che ci porterà all'elezione del Sindaco della città di Gallipoli. Una brutta campagna elettorale, segnata da insulti ed offese che mai prima d'ora s'erano sentiti. 
E, nonostante i tentativi di addossare la responsabilità di tale decadimento alle parti avverse, il principale responsabile di ciò è il candidato sindaco delle civiche, seguito a ruota, dall'ex deputato di Forza Italia (memorabile, in senso negativo, ovviamente, il suo primo ed ultimo comizio), per gli attacchi sguaiati proprio all'indirizzo del candidato civico.
Le insolenze più gravi da attribuire al candidato della civica e rivolte ai candidati degli altri due schieramenti, ma anche a semplici sostenitori od alle loro famiglie, vanno dal “venditore di banane di plastica”, a “cameriere”, da “sporcaccione” a “vigliacco”, dal “non capisci niente” a “sei un ingrato”.
Tutte perle tratte dal galateo del buon sindaco!
Tutte arguzie di uno pseudo-leader sulla via del tramonto.
Se il giudizio degli elettori dovesse formarsi sulla base di tali argomentazioni e, quindi, sulla totale assenza di rispetto per la dignità delle persone, il capitolo elezioni sarebbe già chiuso a suo discapito.
La volgarità del linguaggio e la meschinità dei comportamenti sta ad indicare la volontà di cavalcare la più becera delle forme di populismo, tanto da portare, e non a caso, quella stessa formazione ad una alleanza ufficiale con la lista che si richiama al leghista Salvini, ed una, non ufficiale, ma realizzatasi già al primo turno, con l'ex forzista.
Non sarebbe la prima volta, d'altra parte, che le figure politiche locali più rappresentative dell'ultimo trentennio, si ritrovano dalla stessa parte. E' successo ai tempi del primo D'Alema, si è ripetuto con l'appoggio diretto a candidati fidatissimi inseriti nelle liste del PDL nelle amministrative del 2012, si stava concretizzando, nel 1998, con la nomina a difensore civico del petroliere di Piazza Moro, sventata da consiglieri comunali di buon senso.
Così come non è la prima volta che, pur di mantenersi attaccato alla poltrona o, comunque, pur di esercitare il proprio potere, l'attuale aspirante civico organizza associazioni o coalizioni che si pongono in netta contrapposizione con il suo ex partito, dal quale è entrato ed è uscito, fino alla sua cacciata, come da una porta girevole, determinandone, quindi, la sconfitta elettorale.
Ora c'è bisogno di un fronte unico delle persone per bene che si faccia carico di una responsabilità che, ora ed in queste ore, viene caricata sulle loro spalle. Persone per bene, normalissime, che si affrancano dalla logica dell'appartenenza e si proiettano verso una logica della cittadinanza.
Non dirò mai che le persone per bene stanno da una sola parte e che dall'altra sono tutti brutti, sporchi e cattivi, come fanno i populisti locali e gli arruffa popolo. 
Dirò invece che vi sono persone per bene che non riescono a leggere bene la realtà. 
Dirò che, rimosse le lenti deformanti della demagogia e del populismo, probabilmente riuscirebbero a vedere che oggi si pone davanti a noi un bivio: da una parte la perdizione in un vortice fatto di piccole o grandi vendette, tutte finalizzate alla esasperata affermazione del proprio io. Dall'altra la speranza di poter imboccare un nuovo corso, quello che solo una classe politica nuova, fresca e rinnovata può fare.
Sbagliare ancora una volta sarebbe imperdonabile, ora che la candidatura di Stefano Minerva può garantire tutto questo. 
Non solo. Ma ora che una circostanza straordinaria irripetibile, ci offre la possibilità di avere un sindaco capace di dialogare costruttivamente con il Governo nazionale, con quello regionale e con quello europeo e, quindi, con tutte le opportunità che da questo dialogo possono venire per Gallipoli. 
Questa sola considerazione basterebbe per spostare decine, centinaia e migliaia di voti dalla vuota ed incomprensibile candidatura civica a quella di Minerva. 
Sono le persone di buon senso che riconoscono questa opportunità. I più illuminati osservatori, anche esterni, giudicano questa come la migliore opportunità che ci potesse capitare. 
Di contro, l'altra possibilità, come la peggiore iattura per la città.
L'obiettivo è alla nostra portata e sta per prendere corpo.
Quindi, non solo fronte unico contro il populismo e l'insolenza, ma per il bene esclusivo della città. 
Da oggi sino a domenica prossima, questo deve essere il nostro impegno.
Buona fortuna, Gallipoli!

P.S.:
Nell'ultimo post di questa campagna elettorale, intervengo per mozione d'ordine, come si direbbe in Consiglio Comunale, per fatto personale.
Premesso che non ho ascoltato uno solo degli squallidi comizi del candidato civico, tanto era ed è il disgusto per i toni da lui utilizzati e per la sostanza inesistente, ma che, purtroppo, alcune insolenze mi sono state riferite, ed accolte da me con un sorriso, vorrei consigliare al Sig. Fasano di farsene una ragione.
Lo chiamo per cognome, per la prima volta, e come lui ha fatto con me. 
Invitandolo, quando pronuncia il cognome della mia famiglia, a sciacquarsi per bene la bocca. Lo faccia non per me, non mi curo di questo, sono mille metri più alto dalla sua pochezza, ma lo faccia per rispetto a chi lo circonda. Per coloro che, giovani e meno giovani, hanno il diritto di conoscere un'altra faccia della politica, quella nobile e rispettosa. Proprio come è successo a me. Quella che più mi ha edificato, quella di grandi uomini e donne che provenivano sia dalla mia tradizione politica sia da quella che lui ha miseramente calpestato, con meschinità e bassezze.
Se per i suoi processi potrà esserci un secondo grado di giudizio, in questo caso, comunque vadano le cose, questa battaglia l'ha già persa. 
E non ci può essere appello che tenga.

15 GIUGNO 2016

QUANDO L'EX SINDACO FACEVA IL BABY SCERIFFO

Sollecitato da alcuni giovani, ma anche dai petulanti richiami a quel periodo, provo a riportare, in estrema sintesi, i fatti risalenti all'ultimo decennio del secolo scorso, quando Sindaco della città era lo stesso che oggi si ripropone come il nuovo e si candida con una aggregazione civica.
Era l'anno 1990 quando, dopo una manovra di palazzo, tutta interna al PCI, ed il defenestramento del sindaco Foscarini, viene eletta una nuova Giunta guidata dal nostro.
Ne fanno parte, tra gli altri, i socialisti Giuseppe Sabato, Vice Sindaco, Armando Grasso e Alberto Leopizzi.
Trascorsi pochi mesi, per dissapori interni, gli assessori socialisti annunciano le dimissioni. Le cronache giornalistiche riferiscono che, il Sindaco, tenterà in tutti modi di fermarli, sino alla data del 27 giugno 1991, quando con il primo dei suoi tanti colpi di teatro, anticipa tutti e rassegna le dimissioni dando però a queste una versione nobile: le presunte infiltrazioni mafiose che egli stesso, dichiarerà, aveva denunciato. E così, dopo un tentativo non riuscito dello scrivente di costituire una giunta di ampie convergenze, il Consiglio viene sciolto. Aveva avuto una soffiata? Era egli stesso parte di un complotto?
Fatto sta che nel decreto le ipotesi di condizionamento mafioso fanno riferimento ad ipotesi di reato di abuso in atti d’ufficio. Gli assessori, che saranno processati, verranno tutti assolti in primo grado. Il Comune resterà commissariato per ventisette mesi.
Intanto inizia l’ascesa del sindaco-baby-sceriffo (aveva 31 anni) che, anche per difendersi dalle accuse di contiguità con la mafia pervenutegli negli anni successivi, si vanterà in perpetuo di aver fatto sciogliere il Consiglio comunale, nonostante che gli uomini ed i fatti contestati si collocassero nell’attività amministrativa da lui guidata.
Il Prefetto di Lecce che aveva proposto lo scioglimento viene promosso ad importantissimo incarico e trasferito a Roma; Il funzionario che aveva curato il dossier diviene Prefetto; Al sottosegretario PDS che faceva la spola tra Brindisi e Gallipoli, sempre presente sui giornali e Tv locali, non riesce la scalata, perchè inciampa in problemi giudiziari.

Questi i fatti del lontano 1991.

Ora, accertato ormai dalla storia giudiziaria e da quella politica, che quello è stato il più grosso inganno operato a danno della città di Gallipoli, c’è da chiedersi:
  • dov’è finita l’indignazione dell’ex sindaco-baby-sceriffo che non aveva esitato a denunciare i suoi assessori e che aveva chiesto lo scioglimento per tre avvisi di garanzia per abuso d'ufficio?
  • Com'è possibile che la stessa medesima persona continui ad esprimere giudizi morali verso parte del personale politico degli ultimi quindici anni, e non senta il bisogno di farsi da parte, coerentemente, perchè oggi, nel primo grado di giudizio, risulta condannato a tre anni e mezzo di reclusione, per reati gravissimi contro la pubblica amministrazione, quali corruzione, turbativa d'asta, falso ideologico e abuso d'ufficio? Ed inoltre è già stato condannato, in via definitiva, per reati ambientali, commessi da Sindaco di Gallipoli, a cinque mesi di reclusione?
La realtà è purtroppo questa. 
Come nel 1991, ci troviamo di fronte ad una persona dalla doppia morale. Capace di ergersi a paladino della giustizia e della moralità pubblica, incarnando i più beceri sentimenti populistici e forcaioli, quando questo può tornare utile ai suoi disegni egemonici sulla città, gettando tutto il fango possibile sui suoi rivali.
Divenendo garantista, però, quando la Giustizia lo colpisce direttamente. Negando gli effetti di una legge dello Stato che lo sospenderebbe, appena eletto sindaco o consigliere comunale.

Beh! Qual'è il problema? Usa dire il nostro ex baby-sceriffo. 

Che problema c'è se lascerà la città nelle mani di un vice sindaco forestiero per diciotto lunghi mesi, salvo accoglimento del ricorso già preannunciato? 
Se i media nazionali parleranno, nel bel mezzo della stagione turistica, non del nostro mare, ma dell'applicazione della Legge Severino, qui in riva allo Ionio? 
Cosa volete che gliene importi di tutto questo? Perchè, credete che gli sia importato qualcosa del fango che ha buttato su questa città nel 1991?
Il suo scopo non è di rigenerare la città, come dice. Ma di rigenerare se stesso, di riscattarsi dalle brutte figure che gli sono cadute addosso e di riproporsi all'attenzione dell'opinione pubblica ancora come uno sceriffo. Non più baby, questa volta, perchè gli anni son passati anche per lui.

Spero non sia passata, negli elettori, la capacità di discernimento e di comprensione da che parte stare. 
Dalla parte degli opportunisti e dei mistificatori, o dalla parte di chi può offrire una speranza di cambiamento vero?

16 GIUGNO 2016

Il Sindaco che c'è e quello che non c'è

Dopo una lunghissima notte, a metà mattinata, sono giunti, finalmente, i risultati definitivi relativi al primo turno delle elezioni amministrative.
E così abbiamo scoperto che la differenza tra il candidato sindaco civico ed il candidato sindaco del centrosinistra è di appena 319 voti. Due punti in termini percentuali. Un'inezia, se si pensa ai 10 punti che dividono la Raggi da Giachetti a Roma, o Fassino da Appendino a Torino.
Non mi addentro in una analisi del voto per andare a scoprire se vi è, ed in che misura, un voto dirottato sul candidato civico dall'ex senatore di Forza Italia, o per capire chi ed in che misura è stato premiato dal voto disgiunto.
Queste cose le lasciamo fare ad altri.
Registro che, dopo aver iniziato la sua campagna elettorale in sordina, appena quattro mesi fa, a differenza del suo competitore che si era autoproclamato candidato già all'indomani della caduta della Giunta Errico, il giovane Minerva ha ribaltato ogni pronostico ed è arrivato alla meta con grande facilità, tenendosi ad una spanna dal suo avversario, nonostante l'aiutino ricevuto da quest'ultimo da mister B.
Sta di fatto che, con la straordinaria performance della lista dei giovani con Minerva, di poco la seconda formazione in assoluto in termini di voti, ma ben al di sopra di forze politiche ben radicate, ed il conseguente ricambio generazionale nel nuovo consiglio comunale, vi è stato un chiaro segnale di svolta nella politica cittadina, offuscata solo dalla presenza, sull'altro versante, di una candidatura a sindaco vecchia di trent'anni.
Rispetto l'espressione del voto per come è avvenuta, ma ho grosse difficoltà a comprendere un voto così palesemente contraddittorio con le istanze di rinnovamento ed i sentimenti più diffusi nell'opinione pubblica. Non mi convince come si possa pensare di affidare la guida di una città come Gallipoli a chi, per ben tre volte, è stato costretto alle dimissioni anticipate, portando per altrettante volte ad una gestione commissariale. O, ancora, a chi ha saputo disperdere negli anni le migliori energie raccolte attorno a sé, e che è stato costretto, di volta in volta, a cambiare quelli che ha ritenuto semplici comparse nel suo spregiudicato teatrino, accusandoli, poi, con logica padronale, di presunta ingratitudine.
La cosa che a me preme sottolineare, e con forza, è che la scelta davanti alla quale si troveranno i cittadini di Gallipoli tra due settimane sarà tra un candidato sindaco del centrosinistra, il giovane Minerva, che c'è, è bravo, ha voglia ed entusiasmo per provare a cambiare il volto di questa città, che può unire e far emergere le migliori risorse umane e morali che sono abbondanmemente presenti nel tessuto sociale. Dall'altra parte troviamo un candidato sindaco che non c'è, perché, se malauguratamente eletto, sarebbe sospeso dalle funzioni per almeno diciotto mesi, che è indiscutibilmente divisivo, fomentatore di contrapposizioni artificiose, grande ammaliatore, ma, nella realtà, sostenitore del proprio ego.
Di questo si tratta. Questa è la scelta che si prospetta davanti a noi.
Tutto il resto è solo propaganda, ed anche di quella becera. 

6 GIUGNO 2016 

L'ultimo bluff di un candidato sindaco-consigliere comunale


Con una sfacciataggine disarmante il candidato civico ha pubblicato su facebook, nella mattinata di oggi, un post che testualmente così recita:

“”” BASTA CON LE MISTIFICAZIONI! FLAVIO FASANO È ELEGGIBILE ED È GIÀ STATO SCELTO DAI CITTADINI ! La Legge Severino (art. 10 e 11), riferita alla sospensione dalla carica di Sindaco per il sopraggiungere di una condanna DURANTE la stessa, NON È APPLICABILE AL NOSTRO FLAVIO FASANO! È tutto estremamente chiaro! Non fatevi trarre in inganno, Gallipolini! Si inventeranno di tutto pur di accaparrarsi il vostro voto! “””

Il post non è stato diffuso da un sostenitore di quella coalizione, ma proprio dallo stesso candidato che com'è noto, è anche avvocato. Desta quindi una certa perplessità, solleva qualche dubbio e si insinua nella mente di chi queste cose non segue portandolo al convincimento che, in realtà, tutto quanto scritto e detto in tema di Legge Severino e della conseguente sospensione dell'eletto (Sindaco o anche solo consigliere comunale), è tutta una montatura degli avversari, brutti, sporchi e cattivi!

Vediamo di mettere ordine in questa vicenda che davvero sta rasentando il ridicolo.

Cominciamo col dire che il candidato civico è stato condannato, in primo grado, a tre anni e mezzo di reclusione per turbativa d'asta, falso ideologico, corruzione e abuso d'ufficio. 
Niente di definitivo, anzi, con buone probabilità che, in secondo grado, arrivi l'assoluzione. Ma questa può essere un'opinione. Personalmente, è un mio augurio. 
Ma i fatti, ad oggi, ci dicono che in caso di elezione a sindaco o consigliere comunale, quel candidato verrebbe sospeso per un periodo di diciotto mesi.

Non volendo anche io essere accusato di esprimere opinioni personali, riporto l'estratto del Decreto Legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 “Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell'articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n. 190.” cosiddetta Legge Severino.

Capo IV - Art. 10Incandidabilità alle elezioni provinciali, comunali e circoscrizionali
1. Non possono essere candidati alle elezioni provinciali, comunali e circoscrizionali e non possono comunque ricoprire le cariche di presidente della provincia, sindaco, assessore e consigliere provinciale e comunale, …...

c) coloro che hanno riportato condanna definitiva per i delitti previsti dagli articoli ….. 319 ,(Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio) …... 323 (Abuso d'ufficio) del codice penale; …......

Art. 11 - Sospensione e decadenza di diritto degli amministratori locali in condizione di incandidabilità

1. Sono sospesi di diritto dalle cariche indicate al comma 1 dell'articolo 10 (sindaco, assessore e consigliere comunale), …...:

a) coloro che hanno riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti indicati all'articolo 10, comma 1, lettera a), b) e c);

.

4. La sospensione cessa di diritto di produrre effetti decorsi diciotto mesi. Nel caso in cui l'appello proposto dall'interessato avverso la sentenza di condanna sia rigettato anche con sentenza non definitiva, decorre un ulteriore periodo di sospensione che cessa di produrre effetti trascorso il termine di dodici mesi dalla sentenza di rigetto. ….

..

Ad uno poco esperto di giurisprudenza, quale io sono, ma che ha imparato a leggere ed a capire cosa legge, la questione è di una chiarezza, che più chiaro non si può.

Altro che mistificazioni! Se mistificazione c'è, è proprio il maldestro tentativo del candidato in questione. 
Si cerca, sottolineando quel DURANTE, di far credere che per incappare nella sospensione prevista dalla legge, la condanna debba giungere durante la stessa carica. Cosa non vera perché, come visto sopra (art. 11, comma 1, lett. a). la sospensione interviene per coloro che hanno riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti indicati all'articolo 10, comma 1, lettera a), b) e c)

Fa testo la sospensione del Presidente della Regione Campania, sospeso dal Governo per una condanna precedente alla sua elezione, poi reintegrato con ricorso al tribunale civile, infine assolto in secondo grado ed ora in attesa del pronunciamento (ininfluente) della Corte costituzionale, interessata per presunti vizi di incostituzionalità (diversi da quelli impugnati dal Sindaco di Napoli,già respinti dalla Suprema Corte).
In estrema sintesi, quel candidato è eleggibile a sindaco o consigliere comunale, ma, mi si passi il termine, è sospendibile. A meno che non intervenga, da qui alla proclamazione degli eletti, sentenza di assoluzione o prescrizione dei reati.

Perchè allora mistificare? Perchè ingannare la gente?
Cosa diversa sarebbe stata se il nostro candidato avesse preannunciato ricorso verso la certa sospensione che, verosimilmente, ci sarà qualche giorno dopo la proclamazione a consigliere comunale, visto che vedo allontanarsi l'elezione a sindaco, anche per il goffo tentativo di depistaggio messo in atto con questa improvvida iniziativa.
Sarebbe stato più logico, forse anche più producente. 
Sarebbe stato sicuramente un comportamento più saggio, più etico,  certamente più rispettoso dei cittadini.

Ma il rispetto dei cittadini, oltre che degli avversari politici, non abita da quelle parti.

8 GIUGNO 2016

L'ORTICARIA DEI POTENTI ED IL SORRISO DEI SAPIENTI

La campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Comunale e l'elezione del Sindaco della città sta ormai per chiudersi e gli schieramenti in campo si preparano agli ultimi appelli.
Abbiano vissuto un periodo piuttosto animato, le polemiche non si son fatte desiderare e, con queste, i colpi di teatro. Lettere datate nel tempo e rese, invece, attuali. Sentenze interpretate a proprio uso, come a proprio uso è stata interpretata l'applicazione di una legge. Annunci clamorosi, seguiti dal nulla ed, infine, falsità e bugie, al limite della calunnia. Accuse ridicole di voto di scambio, da chi elargisce prebende e promette mari e monti. 
La politica, si dice, è questa. Ma non è così. La politica, quella vera, è quella del servizio incondizionato e disinteressato in favore del bene comune, quella che parla di programmi, che è sobria, che non mente sul proprio passato, che guarda avanti e non si fa trascinare indietro nel tempo.
Cosa ci si può aspettare, allora, da chi non riesce a far bene neanche una campagna elettorale? Che diventa irascibile alla minima contestazione, che non rispetta le idee degli avversari, che li denigra, che urla contumelie riuscendo solo a suscitare gli applausi degli astanti, ma tanta ilarità in chi è abituato a ragionare con la propria testa?
Ne ho viste e ne ho fatte di campagne elettorali, anche in periodi di forti contrapposizioni ideologiche. Ma non mi sarei aspettato di vedere quanto ho visto in questa e ad opera, poi, di chi, per età e posizione sociale, avrebbe dovuto affrontarla in tutt'altro modo.

Qualche sera fa, su invito del candidato Sindaco Stefano Minerva, ho fatto un breve intervento in piazza, assieme ad altri due amici ex amministratori comunali di area centrosinistra, per sostenere le ragioni della candidatura del giovane esponente del PD.
Non credevo di offendere nessuno se ho ricordato la necessità di uscire di scena quando si è fatto un certo numero di anni (quasi trenta) occupando ruoli importanti e, quindi, favorire il ricambio generazionale; Non pensavo di parlar male di alcuno se ho ribadito la obbligatorietà del rispetto delle leggi, anche quando queste non sono di nostro gradimento e, quindi, anche della Legge Severino che prevede la sospensione di diritto dalle cariche per gli amministratori di enti locali che hanno riportato una condanna, ancorché non definitiva, per reati contro la Pubblica Amministrazione; Non reputo di aver proferito minaccia alcuna se ho richiamato alla sobrietà e al rispetto degli avversari, alla trasparenza nell'azione amministrativa come arma per sconfiggere il populismo e la mala politica.
Il candidato civico alla carica di Sindaco, nell'intervento che ha seguito il mio, ed anche in altri successivi, si è lasciato andare, tra applausi dovuti e silenzi imbarazzati, ad una delle sue solite invettive, con lo stile ormai noto ma che non ha più presa sulla gente e non spaventa proprio nessuno.
Motivo di tale reazione? La lesa maestà! 
 
Ora, pur essendo convinto che a certe nefandezze è meglio non rispondere, perchè, tanto, si commentano da sole, replico solo perché nessuno pensi di avermi intimidito. 
 
Le considerazioni da fare sono almeno due:
La prima è che, a tutti i livelli, non escluso il nostro, richiamare la Legge fa sempre venire l'orticaria ai potenti o, meglio, a coloro che credono di esserlo. La legge è legge e va rispettata. Sempre. Anche quando non piace. Se da parte mia c'è stato un richiamo a questo semplice ed elementare principio, proprio di uno Stato di diritto, la risposta di una persona per bene doveva essere il pieno assoggettamento alla legge. Lo devono tutti i cittadini. Lo devono, a maggior ragione, coloro che hanno svolto un ruolo pubblico o si candidano a farlo.
In secondo luogo, ancora una volta, si è evidenziato un batterio che sembra contagiare la politica nostrana. Quello di credere di poter esercitare un ruolo padronale, laddove ciò che si concede, sia esso un diritto o il riconoscimento di una funzione, non è un atto dovuto ma una gentile concessione del capo. Si è, quindi, grati (persona gradita) se ossequi il capo e non lo contraddici. Si è ingrati se contesti qualcosa che al capo non va.
Ora, se mai non vi fossero altri seri motivi per fare una scelta diversa (e ce ne sono !), già questo basta e avanza per indirizzare il voto altrove.
E per me guardare altrove significa guardare verso Stefano Minerva che, nonostante la sua giovane età, ha dimostrato di avere più sapienza dei suoi competitori. Ed è il candidato sindaco che più è riuscito a mobilitare le coscienze facendo sognare quanti, giovani e adulti, hanno a cuore le sorti della città.
Lo ha fatto col sorriso e sfoderando tanta di quella grinta e di quella passione civile da disarmare letteralmente i suoi avversari politici e, soprattutto, facendo chiaramente capire che la svolta (o la #risvolta, come la chiama lui) è a portata di mano. Guai a farsela scappare un'altra volta.

Buon voto a tutti! 

3 GIUGNO 2016