Prima
del voto referendario tutti a giurare e spergiurare che il loro era
solo uno spassionato attaccamento alla Costituzione ed alla
Democrazia. Poco a che fare il NO con il Governo, con la Riforma
della Scuola e, finanche, che era stato Renzi ad aver sbagliato a
personalizzare il voto.
Ci
è voluto poco e l'armata brancaleone che ha ottenuto il sessanta per cento
dei voti, neanche il tempo di dormirci sopra, ha buttato giù la
maschera.
E
non mi riferisco solo a quei personaggi che hanno girato l'Italia per
convincerci che la Costituzione andava difesa, che era meglio tenersi
il Senato, le Province e pure il CNEL, e le Regioni che legiferano
ognuna per proprio conto.
Molti
di costoro, diciamolo pure, hanno fatto il loro mestiere di
oppositori ad un governo di colore contrario. Si sa che Grillo lavora
per andare al governo, e lo fa anche Salvini, come anche Berlusconi,
Fitto e Meloni.
A
questi si sono aggiunti la sinistra bertinottiana votata
all'opposizione dura, pura e per sempre, a prescindere, e quella
vendoliana che il gusto del potere lo ha assaporato, e pure a lungo
dalle nostre parti, ma che fa finta di venire da Marte.
E,
per finire, si sono aggiunti quelli che nel PD avevano perso il
congresso e poi anche la poltrona e, ironia della sorte, da rottamati
si sono presi la soddisfazione di rottamare il rottamatore. Devo
ammettere che vedere D'Alema, assieme a Speranza ed altri,
festeggiare la sconfitta del segretario del suo Partito mi ha fatto
un po' specie. Ora mi aspetto che anche lui mantenga la promessa:
aveva detto che dopo il referendum avrebbe finito con la politica in
Italia. Vedremo.
Non
sono da meno certi personaggi della sinistra o centrosinistra locale,
da Bari in giù sino a Gallipoli, affetti da miopia politica, che
guardano all'obiettivo vicino e non riescono a guardare lontano. Tra
questi ci sono coloro che, vuoi per mantenere il posto in giunta,
oppure per non scontentare il governatore o, ancora, per altri
inconfessabili obiettivi, avrebbero dovuto dire di sì, ma hanno
tradito la loro storia personale e politica pronti a salire sul carro
di quello che si immaginava fosse il carro del vincitore o, se
volete, scendere dal carro dello sconfitto. E così è stato.
Tutti
insieme, appassionatamente, D'Alema ed i dalemiani, Grillo ed i
grillini, Fitto ed i fittiani, Vendola ed i vendoliani, ecc. ecc. .
Il
tutto, ora possiamo dirlo senza tema di smentita, a danno dei
cittadini che dovranno tenersi i Senatori che verranno pagati per
fare le stesse cose dei deputati; il CNEL che non si capisce cosa
faccia; le Province che, pressoché svuotate di contenuti da una
legge voluta dal Governo Renzi, restano scolpite in Costituzione e,
quindi, nessuno potrà cancellarle definitivamente.
Bisognava
giudicare la riforma, nel merito. Come tante volte è stato detto.
Invece, si è parlato delle scelte del governo, anche qui, ognuno per
quello che poteva essergli più favorevole o consono. E così abbiamo
avuto chi ha votato no per via della legge sulle unioni civili (la
destra contro la sinistra), e chi per il Jobs act (la sinistra contro
la destra). Chi voleva difendere la Costituzione più bella del mondo
e chi la Costituzione l'ha calpestata con i fatti, almeno nell'ultimo
ventennio.
Renzi,
come promesso, ha rassegnato le dimissioni da Capo del Governo e,
immagino, lo farà anche da Segretario del Partito. E' un atto di
coerenza che gli fa onore, soprattutto se paragonato a tutti quei
personaggi della politica italiana, molti dei quali ancora in
attività, che ai tempi del proporzionale e non solo, ne hanno prese
di sberle elettorali, eppure non si schiodavano dalla poltrona.
Finanche il leader pentastellato, che aveva annunciato le sue
dimissioni non mantenne la promessa ed è ancora lì dopo aver perso
le elezioni europee con un PD al quaranta per cento.
Già,
il quaranta per cento, voto più, voto meno, di quanto ottenuto, in
questa tornata referendaria da Renzi, e non da tutto il PD, assieme
alle formazioni centriste che appoggiavano il governo. Una bella
prova. Non sufficiente a far passare la riforma, ma comunque la
dimostrazione che una fetta importante dell'elettorato ha condiviso
gli sforzi di semplificazione della vita pubblica italiana e che ci
avrebbe avvicinato alle democrazie più avanzate.
Mi
pare ci siano elementi per avviare una seria riflessione sullo stato
della politica italiana ed anche, non me ne vogliano, sui
protagonisti della nostra vita politica locale, anch'essi presi da
miopia politica galoppante.
Oggi
prendiamo nota di chi ha gettato la maschera. Domani vedremo!