lunedì 5 dicembre 2016

Giù la maschera!

Ci hanno messo poco a tradirsi.
Prima del voto referendario tutti a giurare e spergiurare che il loro era solo uno spassionato attaccamento alla Costituzione ed alla Democrazia. Poco a che fare il NO con il Governo, con la Riforma della Scuola e, finanche, che era stato Renzi ad aver sbagliato a personalizzare il voto.
Ci è voluto poco e l'armata brancaleone che ha ottenuto il sessanta per cento dei voti, neanche il tempo di dormirci sopra, ha buttato giù la maschera.
E non mi riferisco solo a quei personaggi che hanno girato l'Italia per convincerci che la Costituzione andava difesa, che era meglio tenersi il Senato, le Province e pure il CNEL, e le Regioni che legiferano ognuna per proprio conto.
Molti di costoro, diciamolo pure, hanno fatto il loro mestiere di oppositori ad un governo di colore contrario. Si sa che Grillo lavora per andare al governo, e lo fa anche Salvini, come anche Berlusconi, Fitto e Meloni.
A questi si sono aggiunti la sinistra bertinottiana votata all'opposizione dura, pura e per sempre, a prescindere, e quella vendoliana che il gusto del potere lo ha assaporato, e pure a lungo dalle nostre parti, ma che fa finta di venire da Marte.
E, per finire, si sono aggiunti quelli che nel PD avevano perso il congresso e poi anche la poltrona e, ironia della sorte, da rottamati si sono presi la soddisfazione di rottamare il rottamatore. Devo ammettere che vedere D'Alema, assieme a Speranza ed altri, festeggiare la sconfitta del segretario del suo Partito mi ha fatto un po' specie. Ora mi aspetto che anche lui mantenga la promessa: aveva detto che dopo il referendum avrebbe finito con la politica in Italia. Vedremo.
Non sono da meno certi personaggi della sinistra o centrosinistra locale, da Bari in giù sino a Gallipoli, affetti da miopia politica, che guardano all'obiettivo vicino e non riescono a guardare lontano. Tra questi ci sono coloro che, vuoi per mantenere il posto in giunta, oppure per non scontentare il governatore o, ancora, per altri inconfessabili obiettivi, avrebbero dovuto dire di sì, ma hanno tradito la loro storia personale e politica pronti a salire sul carro di quello che si immaginava fosse il carro del vincitore o, se volete, scendere dal carro dello sconfitto. E così è stato.
Tutti insieme, appassionatamente, D'Alema ed i dalemiani, Grillo ed i grillini, Fitto ed i fittiani, Vendola ed i vendoliani, ecc. ecc. .
Il tutto, ora possiamo dirlo senza tema di smentita, a danno dei cittadini che dovranno tenersi i Senatori che verranno pagati per fare le stesse cose dei deputati; il CNEL che non si capisce cosa faccia; le Province che, pressoché svuotate di contenuti da una legge voluta dal Governo Renzi, restano scolpite in Costituzione e, quindi, nessuno potrà cancellarle definitivamente.
Bisognava giudicare la riforma, nel merito. Come tante volte è stato detto. Invece, si è parlato delle scelte del governo, anche qui, ognuno per quello che poteva essergli più favorevole o consono. E così abbiamo avuto chi ha votato no per via della legge sulle unioni civili (la destra contro la sinistra), e chi per il Jobs act (la sinistra contro la destra). Chi voleva difendere la Costituzione più bella del mondo e chi la Costituzione l'ha calpestata con i fatti, almeno nell'ultimo ventennio.
Renzi, come promesso, ha rassegnato le dimissioni da Capo del Governo e, immagino, lo farà anche da Segretario del Partito. E' un atto di coerenza che gli fa onore, soprattutto se paragonato a tutti quei personaggi della politica italiana, molti dei quali ancora in attività, che ai tempi del proporzionale e non solo, ne hanno prese di sberle elettorali, eppure non si schiodavano dalla poltrona. Finanche il leader pentastellato, che aveva annunciato le sue dimissioni non mantenne la promessa ed è ancora lì dopo aver perso le elezioni europee con un PD al quaranta per cento.
Già, il quaranta per cento, voto più, voto meno, di quanto ottenuto, in questa tornata referendaria da Renzi, e non da tutto il PD, assieme alle formazioni centriste che appoggiavano il governo. Una bella prova. Non sufficiente a far passare la riforma, ma comunque la dimostrazione che una fetta importante dell'elettorato ha condiviso gli sforzi di semplificazione della vita pubblica italiana e che ci avrebbe avvicinato alle democrazie più avanzate.
Mi pare ci siano elementi per avviare una seria riflessione sullo stato della politica italiana ed anche, non me ne vogliano, sui protagonisti della nostra vita politica locale, anch'essi presi da miopia politica galoppante.
Oggi prendiamo nota di chi ha gettato la maschera. Domani vedremo!

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