venerdì 8 aprile 2016

DISCIPLINA E ONORE PER CHI ESERCITA PUBBLICHE FUNZIONI

Costituzione della Repubblica Italiana - Articolo 54


I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore ….

E’ uno degli articoli più belli ed importanti della nostra Costituzione repubblicana. Un precetto ed un monito quantomai attuale e che mi piace richiamare proprio mentre sono in fase di formazione le liste elettorali e di indicazione di candidati Sindaci e Consiglieri Comunali. Di coloro ai quali, cioè, saranno affidate funzioni pubbliche.
Sarebbe sufficiente applicare alla lettera il dettato costituzionale per assolvere ad una esigenza ampiamente avvertita dalla nostra comunità, stanca, orma da lunghi anni, di assistere ai soliti balletti, dei soliti nomi e delle solite crisi, frutto dei comportamenti di pochi ben individuabili personaggi politici locali.
Disciplina e onore vorrebbero, innanzitutto, che chi si è reso responsabile di comportamenti nei confronti della pubblica amministrazione o nell’esercizio di pubblico mandato, sanzionati da Tribunali in nome del popolo italiano, facesse un passo indietro lasciando ad altri il compito di amministrare. Così come vorrebbe piena condivisione ed accettazione delle leggi della Repubblica, anche di quelle poco gradite o non condivise. Dura lex sed lex!
Disciplina e onore vorrebbero, in secondo luogo, che chi, disinvoltamente, ha assunto posizioni ed atteggiamenti poco consoni al ruolo ricoperto, tradendo o disonorando, più volte, il mandato elettorale e che si è reso responsabile di repentini cambi di casacca, non certo motivati dal nobile principio costituzionale dell’esercizio delle funzioni senza vincolo di mandato, ma per molto meno nobili e conosciuti motivi, dovrebbe farsi da parte.
Disciplina e onore vorrebbero, ancora, che se tale necessità (quella di farsi da parte o, se si preferisce, di uscire di scena) non viene avvertita dai singoli soggetti, perché troppo presi dalla loro "missione", fosse regola d’oro dei partiti politici, delle coalizioni e di quanti si si assumono la responsabilità di formare classe dirigente.
Ho ritenuto di rendere pubbliche queste mie modeste riflessioni, dopo aver ragionato qualche giorno fa sull’importanza di sapere ben riconoscere quando giunge il momento di uscire di scena. 
Lo faccio perché mi preoccupa, ancora una volta, il ciclico ritornare a parlare delle stesse medesime persone e delle stesse problematiche che, pare, angustino non poco gli addetti ai lavori della politica locale e, molto di più, i tanti onesti cittadini che esprimono indignazione.
Si dibatte ancora, nonostante le prove siano sotto gli occhi di tutti, se sia più opportuno tralasciare i “tesoretti” elettorali di alcuni ben noti personaggi, anche a costo di non farcela, oppure se si debbano, ancora una volta, acettare tutti, proprio tutti, e ripetere le esperienze delle ultime amministrazioni della città, miseramente naufragate sotto i colpi del trasformismo politico e dell’interesse personale.
Non ho dubbio alcuno che la strada maestra da seguire sia la prima, quella cioè che porta alla rinuncia delle rendite di voti che, spesso, non sono frutto di consenso vero ma di clientele e di pratiche molto discutibili.
E non ho certo dubbio che tale strada debba essere intrapresa da chi ha l’ambizione di dare alla città una svolta epocale, con ampio coinvolgimento dei giovani, e che ha davanti a sé non la sola voglia di vincere o, peggio, la sola voglia di riscatto personale, ma ha davanti la prospettiva di rilancio della città e di aprire una fase nuova nella storia tormentata di questa comunità.

Le condizioni per la svolta ci sono tutte, occorre trovare un pizzico di coraggio in più!

Roberto Piro

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