Proprio
mentre sui social e
sulle piazze cittadine si
apre la discussione sul rinnovamento della classe politica locale con
la candidatura a sindaco di personaggi che hanno fatto il loro tempo
e che calcano la scena politica da circa un trentennio, mi sono
imbattuto, quasi per caso, in una dichiarazione di Pier Luigi
Castagnetti, ex segretario nazionale del Partito Popolare Italiano,
ed ora fuori dalla politica attiva.
“”“
L'interesse
per la politica dovrebbe appartenere a tutti i cittadini. Sicuramente
chi l'ha praticata non può dismetterlo, ed è giusto. Ma chi l'ha
praticata, soprattutto se con qualche responsabilità rilevante,
dovrebbe fare quotidianamente "esercizi di sopravvivenza al di
fuori", della politica s'intende. Bisogna dimettersi mentalmente
dal ruolo costruito nei decenni precedenti. Accettare di essere
usciti di scena perché la scena è cambiata e nella nuova non è
prevista una parte per te, anche se tu ritieni che l'avresti recitata
meglio, molto meglio. Accettare (cioè rispettare, limitarsi a
seguire) un copione che ritieni sia scritto male, addirittura a
tratti non capirlo. Chissà, forse lo spettacolo alla fine risulterà
più bello di come tu possa immaginare. Ciò che importa è
resistere. A che? Alla tentazione di irrompere sul palcoscenico. “””
Trovo
queste affermazioni di straordinaria lucidità e che danno una chiave
di lettura ai nostri aneliti di ricambio generazionale in ambito
politico, e non solo.
Le questioni che si pongono davanti a noi, al di là dei bizantinismi tanto
cari ai protagonisti di questa fase politica, sono queste:
E'
opportuno che chi ha avuto in passato e per lungo tempo rilevanti
responsabilità nella gestione della cosa pubblica possa ancora
candidarsi a guidare la città?
E'
giusto che, anziché immettere energie fresche, in grado di dare la
svolta tanto agognata, si preferisca ritornare a giocare ruoli e
dettare ricette che, per quanto siano stati importanti in passato,
hanno fatto il loro tempo e sono datati nel secolo scorso?
Non
sarebbe opportuno, come molti stanno già facendo, farsi da parte, cambiando di ruolo e mettendosi al
servizio di una nuova classe politica che, con fatica ma con grande
coraggio, sta emergendo, facendo dono delle conoscenze e delle
esperienze maturate?
La
risposta l'ho trovata ieri sera in piazza, ascoltando l'intervento di
Stefano Minerva e dei giovani che erano con lui sul palco, nei quali
rivedevo l'entusiasmo e la capacità di sognare che è stata mia in
passato (e che, devo ammetterlo, non ho ancora smesso di avere).
Quella capacità di mobilitare le coscienze e di risvegliare dal
torpore una società che appare sclerotizzata, disaffezionata dalla
Politica e rassegnata.
La
risposta mi viene dalla consapevolezza che il treno delle opportunità
passa una sola volta davanti alle singole persone, come anche
davanti alle comunità intere. Bisogna saperci salire ed anche
scendere al momento opportuno.
Proprio
come dal palcoscenico evocato da Castagnetti, accettando di essere
usciti di scena, non perché non si sia capaci di recitare, ma perché
la scena è cambiata e nella nuova non c'è
una parte adatta a noi.

......fa riflettere......sperando che lo faccia chi deve...
RispondiElimina......fa riflettere......sperando che lo faccia chi deve...
RispondiEliminaNon ho molta speranza in questo. Ma sai per far cambiare le cose occorre seminare tante buone parole ma anche tanti buoni esempi.
RispondiEliminami hai letto nel pensiero. Franco Bianco
RispondiEliminaEvidentemente, pur provenendo da esperienze diverse, usciamo dalla stessa scuola di politica e ... di vita.
RispondiEliminaCondivido totalmente. Alcune volte però ci illudiamo per le tante adulazioni che ci arrivano da persone ignoranti e spesso interessate a soddisfare i loro piccoli e meschini intrighi.
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