Resto
sempre più perplesso davanti al quadro - si fa per dire - politico
che si va via via realizzando nella nostra città in vista delle
elezioni amministrative del 5 giugno prossimo. Gli schieramenti, al
momento, sono tre, e vorrebbero ricalcare lo schema tradizionale di
un centrodestra, guidato dall'ex Consigliere Provinciale Sandro
Quintana, contrapposto ad un centrosinistra, capeggiato da un
giovanissimo Stefano Minerva, ed, al centro, ma non al centro
politico, uno schieramento di forze cosiddette civiche, capitanate
dall'intramontabile Flavio Fasano.
Le
mie perplessità nascono dal rilevare che ad una istanza di
cambiamento che proviene dall'intera città, e dopo un lunga stagione
politica segnata dalla persistente instabilità e dal ripetersi di
episodi di malcostume politico, la classe politica non stia provando
a dare una risposta forte in termini di cambiamento nei metodi e
nella individuazione del personale politico che quel cambiamento
dovrà poi interpretare. E questo, e me ne dispiace, dopo che la
candidatura del giovane Minerva aveva fatto sperare in una reazione a
catena tale da coinvolgere tutti i soggetti in campo.
Così
non è per lo schieramento civico che resta capitanato da
chi ha ormai calcato la scena per tantissimo tempo (sindaco già nel
1989), una personalità molto controversa sulla quale la città si è
spesso divisa e che non rappresenta certamente il cambiamento voluto
e desiderato dai cittadini e che, cosa molto più grave e seria, fa
correre alla città il rischio della ingovernabilità per effetto
della cosiddetta Legge Severino.
Non
mi pare vi siano le condizioni per brindare al cambiamento neanche
osservando quanto avviene in casa del centrodestra dove riappaiono
uomini che da almeno un trentennio, forse anche di più, iscrivono i
loro nomi nella cronaca politica locale e che sono stati l’ossatura
delle ultime amministrazioni naufragate per l’esasperazione delle
posizioni spesso dettate da interessi particolari e poco propense
all'interesse generale.
Ed
infine, anche se dopo un primo impatto positivo dovuto alla giovane
età ed all'entusiasmo con cui ha mosso i primi passi, non difetta di
incoerenza neanche il centrosinistra che negli slogan punta molto sul
cambiamento ma che, nei fatti, stringe accordi con quel ceto politico
che si voleva emarginare dando un pessimo segnale proprio a quei
giovani che con tanto slancio si sono avvicinati alla politica.
A
tutto ciò si aggiunga la presenza di una mina vagante che ormai in
avanzato stato di dissolvimento propone il suo abbraccio letale a
tutti i protagonisti della vicenda politica locale, trovando ancora, purtroppo, disponibilità.
Perplessità,
ho detto all'inizio. Ma la gente comune, quella stanca di vedere
sempre le stesse facce e con esse sempre lo stesso modo di
amministrare, usa termini molto più forti ed irripetibili, ma
facilmente immaginabili.
Così
la buona politica, con buona pace di quanti hanno tentato di
interpretarla anche qui da noi, si allontana sempre di più per
lasciare posto alla solita vecchia politica cara agli opportunisti.
Se
spazio, tempo e voglia ci fosse ancora da qui sino al termine per la
presentazione della liste, inviterei ad un gesto di coraggio, per un
cambiamento vero.
Scrivo
queste mie riflessioni alla vigilia della festa della Liberazione dal
nazifascismo e credo che anche il ricordo di quanti hanno sacrificato
la loro vita per gli ideali di libertà e democrazia dovrebbe indurre
quanti hanno a cuore quei valori ad operare un taglio netto con un passato così poco glorioso. Ora, prima che sia troppo tardi.
Roberto Piro

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