Le
elezioni amministrative sono ormai da tempo alle nostre spalle e, con
esse, le polemiche e le contrapposizioni che le hanno caratterizzate.
Siamo al tempo delle scelte che riguardano, soprattutto, quanti, uomini e
partiti, quelle elezioni hanno vinto ed ora si apprestano ad
amministrare la città e ad assumere il ruolo di guida politica che
l’elettorato ha loro assegnato. Altre scelte toccheranno a quanti sono
usciti sconfitti dalle urne e si apprestano a svolgere il ruolo di
opposizione che, ci auguriamo, sia comunque in favore della città.
Mi
preme, in questa occasione, fare alcune riflessioni su ciò che la gente
si aspetta dai nuovi amministratori e, mi permetto di dire, aspetta
ormai da tempo se è vero, come è vero, che è trascorso un mese dal
secondo turno elettorale e di giunta manco a parlarne. E questo, se può
essere tollerato in un paesino normale, alle prese con i problemi di
qualche migliaio di cittadini, non lo può essere per una città come
Gallipoli alle prese con i soliti problemi che la stagione estiva
riserva a ospiti e residenti.
Basta farsi un giro nelle contrade della città antica per scoprire che
nulla è ancora cambiato rispetto alle scelte avallate in passato in tema
di abusivismo nell’occupazione del suolo pubblico, ecc. ecc.
Le
parole che vogliamo ascoltare, innanzitutto da un sindaco eletto a
furor di popolo, a lungo richieste nelle ultime battute della campagna
elettorale e poi pronunciate per sbaragliare una opposizione strumentale
della destra, sono quelle che vanno sotto il titolo della legalità e
della trasparenza.
Ne
abbiamo sentite e lette abbastanza su questi temi. Tante da far sì che
una classe politica che si rispetti, deve per forza avvertire il dovere
morale di pronunciarle, non sui palchi o davanti alle telecamere di una
televisione locale, cosa fin troppo comoda e, magari, utile a convincere
gli indecisi sulla bontà delle scelte operate. Intendiamo
ascoltarle nei luoghi delle istituzioni, nell’aula consiliare, se
volete anche nelle riunioni di maggioranza. Ma vanno pronunciate con la
consapevolezza che, a differenza del passato, anche recente, questa
volta vanno seguite dai fatti.
Se
la destra ha parlato, forse anche strumentalmente e con scarsa
credibilità, di ipotetiche presenze poco chiare nel novero degli eletti,
se è stato finanche usato lo spauracchio dello scioglimento anticipato
del Consiglio Comunale per problemi di mafia, se ai crocicchi delle
strade si paventa, tutt’ora, il rischio di una spartizione lottizzatoria
di beni demaniali e servizi pubblici, in favore di questo o quello dei
protagonisti di questa stagione politica, la politica deve fare il suo
dovere, non per sementire il chiacchiericcio, ma per affermare, con i
fatti, la distanza siderale che dovrà esserci tra chi sarà chiamato ad
amministrare e tutte queste vicende e questi personaggi poco chiari.
I
fatti che i cittadini vogliono vedere sono, quindi, atti e documenti
ufficiali che sanciscano la separazione tra chi ha il solo sospetto di
trovarsi in una situazione conflittuale tra l’interesse pubblico ed un
proprio interesse personale. Sono la precisa scelta che quanti
ricopriranno incarichi di amministratori dovranno rispondere a criteri
di massima lealtà, onestà, capacità, coerenza, spirito di servizio ed
avere alle spalle un impegno civico specchiato, lontano dai processi e
dalle aule dei tribunali.
In
poche parole, è più che opportuno che sia subito messo al centro del
dibattito politico e portato all’attenzione del primo consiglio comunale
tutto ciò che lo Statuto Comunale prevede in tema di partecipazione e
trasparenza, magari allargando gli spazi di partecipazione, consapevoli
che il chiacchiericcio, ma anche il malaffare, lo si sconfigge con la
partecipazione dei cittadini ai processi decisionali.
E poi si porti in Consiglio quello straordinario strumento di legalità che è noto con il nome di Codice
Etico - “Carta di Pisa” che, già in campagna elettorale, e vanamente, è
stato portato all’attenzione di forze politiche e candidati.
E
tutto ciò non solo perché è doveroso ed eticamente corretto, ma perché è
quello che vogliono i cittadini che hanno dato fiducia a questa classe
dirigente, ma, mi verrebbe da dire, soprattutto lo vogliono quelli che
quella fiducia non hanno dato e che hanno disertato le urne.